domenica 4 dicembre 2011

FIORENTINA - ROMA

I tifosi della Roma sono stati molto pazienti.
A sentire i giocatori, l’allenatore e la nuova dirigenza giallorossa, i tifosi della Roma hanno compiuto la vera rivoluzione e sono i veri protagonisti, con il loro comportamento maturo e responsabile, del cambio di mentalità epocale che starebbe intraprendendo la Roma.
A questo punto, signori, non si scappa più.
Voglio Di Benedetto in conferenza stampa e esigo, come tifoso romanista, che ci dica quali sono i veri obiettivi della squadra da qui a due anni.
Esigo, sempre come tifoso romanista responsabile, partecipe, comprensivo, maturo, al di sopra di ogni altro tifoso, come dicono loro, che mi si dica la verità.
Prima, questa era una squadra di mezze tacche che solo per culo, sembra, è arrivata due anni di seguito a essere vice-campione d’Italia perdendo il titolo solo all’ultima partita.
Prima, questa squadra di mezze tacche era quasi un miracolo sportivo, come diceva Danielino, l’unico a salvare veramente la faccia, oggi, insieme a Gago, perché con tutti i debiti che c’erano, i risultati che faceva la Roma delle mezze tacche erano un miracolo.
Dalla Roma delle mezze tacche vice – campione d’Italia siamo passati alla Roma delle (belle ?) speranze e della mezza classifica se va bene.
Peccato che in mezzo siano arrivati gli americani che hanno portato soldi e un mercato da 40 milioni e passa di euro.
Nonostante il marcatone estivo, la Roma delle speranze è stata costantemente umiliata in campo sotto ogni cielo e contro ogni avversario.
Agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre……Mr. Di Benedetto, ci scusi se siamo un po’ cafoni e poco eleganti in questo momento…..ma, di grazia, quanti mesi, quanti anni dovranno ancora passare in queste condizioni ?
Era la Roma una squadra da buttare ?
No, i suoi dirigenti si sono affannati a dirlo per mesi.
Era solo una Roma da ritoccare.
I ritocchi sono arrivati, pagati profumatamente e …..niente, abbiamo preso scoppole da tutte le parti in malo modo.
Strano, se era solo una squadra da ritoccare e non da rifondare, perché i ritocchi non hanno funzionato ?
I ritocchi sono tutti giovani; si dice che andranno bene per il futuro.
Ho capito, ma per arrivare a questo futuro, quanto tempo dovrà passare e, nel frattempo, quante umiliazioni dovremo ingoiare, Mr. Di Benedetto ?
O forse non erano esattamente questi i giocatori che la dirigenza e il settore tecnico avevano indicato e ci siamo dovuti accontentare di scarti altrui ?
Signori dirigenti della Roma, la mia pazienza è finita, voi dovete parlare chiaro, dovete indicare chiaramente come intendete costruire, e con quali mezzi, passo passo il futuro di questa squadra,  dove pensate di arrivare a fine stagione, dove pensate di arrivare e con quali mezzi la prossima stagione e quella dopo ancora.
Non sto chiedendo risultati, sto chiedendo che mostriate a noi tifosi responsabili, maturi, superiori, rivoluzionari, il vostro progetto con chiarezza. Cioè, esigo che ci facciate capire che non state invece navigando a vista e non sapete dove andare. Poi, potete arrivare o non arrivare dove vi siete prefissati, ma esigo che sgomberiate dalla mia mente che state lavorando solo con una grande improvvisazione e senza alcun timone.
Vedo in campo gente che arriva alla tre quarti campo e poi rimanda la palla indietro perché non sa che fare in avanti e non capisco.
Vedo gente in campo, cioè Juan, che sono almeno quattro anni che non gli va più di giocare nella Roma e sembra che ogni volta ci sta facendo un favore, con il risultato che tutti vediamo.
Vedo che la squadra non ha una punta che sia una, vedo che cerca sterilmente e stupidamente di andare dentro la porta con la palla e non fa un tiro, non una triangolazione, non un passaggio in avanti, non uno smarcamento.
Ma vi siete resi conto che la Roma non è squadra che possa essere offerta al pubblico ludibrio perché infarcita di soli ragazzini e per lo più con le idee confuse da un allenatore assolutamente incapace ?
Perché il punto peggiore è questo, è questo che per voi è un genio, Luis Enrique.
Dite che avete voluto scegliere un alieno da portare in Italia.
Vi do una notizia, signori; l’alieno è rimasto con la testa su Marte e oramai si capisce da solo con sé stesso e con la sua presunzione e la sua arroganza, tipico atteggiamento delle persone deboli.
Rivedetevi le sostituzioni di oggi, rivedetevi il secondo tempo, e non venitemi a parlare del quarto d’ora di superiorità di possesso palla del primo tempo, è una follia, non serve mai a nulla sto possesso palla, non porta mai a nulla, non c’è mai né uno schema, né un giocatore che riescano a metterla dentro.
Chi erano le punte oggi ? Pjanic ? Lamela ? Bojan ? Forse Greco……ma per favore……
Signori, non potete prendere più in giro i tifosi romanisti, dovete parlare chiaro, adesso basta.
E per prima cosa cacciate Luis Enrique e la sua spocchia subito, prima che sia troppo tardi e ci faccia finire in serie B. 

martedì 13 settembre 2011

ROMA - CAGLIARI


Se ne sono andati Menez e Vucinic
Sono arrivati Bojan e Osvaldo.


Nel cambio ci abbiamo rimesso.
Parecchio.
Sprazzi di un’aspirazione verso il bel gioco arioso
Sprazzi di un desiderio, non di una realtà
Un baluginare lontano di qualcosa che è ancora in nuce
Nel senso che il nocciolo c’è ma è ancora verde, chiuso e acerbo.
Però, c’è.
Pare che ci sia.
L’importante è far in modo che non si secchi sull’albero, ma che maturi e dia frutto.
Magari rifuggendo da una massiccia immissione di concime “4-3-3”, alla moda zemaniana spinta; si ha pazienza e si aspetta se si lavora per realizzare, un domani, ottime cose, non i miracoli, ai quali non crede nessuno.
E la cui attesa può costare, nel tempo, molto cara.
Per cui mi sembra nel nostro interesse non sparare ora su quello che ha tutto l’aspetto di un camion della Croce Rossa e che domenica è sceso sul prato dell’Olimpico con indossando la maglia giallorossa.
Venti minuti in cui li abbiamo chiusi nella loro area
Una danza in orizzontale davanti alla loro area con passaggi in linea che erano un omaggio al 6 Nazioni di rugby, ma mai nessuno che verticalizzasse o finalizzasse, tutti a passare al compagno più vicino
Eleganti, si, ma solo passaggi in linea
Meno male che c’è il Capitano e che i giornalari e prezzolati di turno affogano nella loro insipienza da soli
Meno male che in campo è tornato Daniele De Rossi, non il fratello
Pjanic, colla faccia del ragazzino impunito, bella sorpresa; prima si pesta i piedi con Perrotta, poi capisce che deve interpretare la sua posizione, e si va a cercare spazio facendosi trovare libero, e sfrontatamente e con personalità comincia a giostrare a centrocampo, confezione una giravolta sul toro a centrocampo, alza la testa e pennella un assist per Borriello che, solo davanti ad Azzori, cicca.
Pjanic fa parte della noce ancora chiusa nel mallo, ma preme già per uscire.
Chi sta crepando il guscio, invece, è Josè Angel, altra bella sorpresa e ormai una certezza; il ragazzo è solido, spigne bene e crea molto, difendere a centro area non spetta a lui, in prima battuta, ma a altri. Le ingenuità, le deve mettere da parte, ma va capito, era esacerbato dall’errore.
E Borini ? Sto cercando di rivedere il gol annullato, forse Heinze era in fuorigioco, ma lui non mi pare; buon impegno, buona corsa, come dicevamo una volta, il ragazzo raspa.
Non  è stata la prima e non sarà l’ultima, per ora.
L’importante, come diceva Pat Morita nel film, non è sbaragliare.
“Vincere o perdere non è importante. L’equilibrio è importante. Togli la cera, metti la cera”.
L’equilibrio conquistato crea continuità e risultati.
Togli la cera,
metti la cera.
Forza Roma sempre ! 

sabato 27 agosto 2011

You gotta ask me nicely.


  





 “………………..You see Danny, I can deal with the bullets, and the bombs, and the blood. I don't want money, and I don't want medals. What I do want is for you to stand there in that faggoty white uniform and with your Harvard mouth extend me some fucking courtesy. You gotta ask me nicely.”
 

mercoledì 24 agosto 2011

BASTA!

Non avrei voluto commentare quest’inizio di stagione
La Roma, per ammissione stessa dei suoi rappresentanti attuali, è ancora un cantiere aperto dal punto di vista tecnico, tattico e di mercato; è meglio rinviare ogni giudizio e aspettare.
Si deve dare atto che erano anni che non vedevamo una campagna acquisti giallorossa così intensa
Si può discutere sulle scelte di puntare – quasi – tutto su giovani speranze emergenti e non su campioni affermati
Si può discutere anche su quanto vengono pagate le giovani speranze
Ma che quest’anno non ci sia vivacità sul mercato da parte dei dirigenti della Roma, questo non si può negare
In questo caso, diamo tempo al tempo. Più in là parleremo di linea verde, di calcio catalano, di Luis Enrique, ma non ora, non adesso
 
Su una sola cosa, però, ritengo non sia più opportuno soprassedere e non mi sento di aspettare. Perciò sintetizzo il mio pensiero e, soprattutto, il mio sentimento romanista, nella frase qui sotto.
 
Il Capitano è la Luce, è l’Unico, non si tocca e chi pensa di mettersi contro di lui si ritroverà contro tutti i tifosi romanisti.
 
Ritengo sia il momento di essere al fianco del Capitano senza alcun indugio, stretti a coorte accanto a lui.
Totti non si tocca, a prescindere e prima di ogni cosa.
Perché Totti è la Roma e la Roma è Totti, che è la nostra Leggenda Vivente, piaccia o meno.
Se la nuova dirigenza vuole chiedere qualcosa al Capitano lo DEVE fare con il rispetto e la gratitudine sconfinata DOVUTA verso un giocatore che ha segnato 206 reti tutte con la maglia giallorossa,
che avrebbe potuto fare ben altre “scelte di vita” più calcolatrici e meno di cuore, come invece ha fatto,
che non si è piegato alle logiche calcistiche italiote che vogliono il calcio asservito alle squadre del Nord e i campioni cresciuti a sud di Firenze o vanno a Nord oppure, se intignano, vengono mazzolati da certa stampa cicisbea e lecchina,
 
Se una nuova gestione vuole far inserire stabilmente, come dichiara, la Roma ai vertici del calcio italiano, trova allora in Totti la Colonna su cui fondare la propria vittoria di Lepanto, distruggendo i Turchi dalle maglie strisciate che allignano tra Torino e Milano e i loro piccoli satrapi
 
La nostra diversità ontologica e culturale di tifosi romanisti è il naturale riflesso della purezza ideale delle scelte di cuore che il Capitano, così come Daniele,
COSI’ COME DANIELE,
ha fatto e fa nelle proprie scelte.
 
Partiamo quindi da ciò che mi è rimasto sul gozzo per quasi due mesi:
l’intervista di Baldini.
 
Chi è Baldini.
Baldini è uno che sotto Capello e dopo Capello si era posto come alto interprete della volontà di lotta e di rinnovamento di Franco Sensi contro le logiche del potere calcistico a cui facevo riferimento prima.
E’ stato per un po’ di tempo una sorta di paladino, di alfiere senza macchia e senza paura della diversità culturale e sentimentale del tifoso romanista e per lo stesso periodo ne è stato buon interprete.
Il gran rifiuto che egli fece anni fa, messo alle strette e dando le dimissioni dall’incarico, lo fece apparire come espressione di doti di etica romanista.
 
In sostanza, ricorderete, c’era in quei frangenti chi scappava di notte come un ladro per andare a servire i Turchi strisciati biancazzurri a Torino, cioè Capello, e chi, invece, come lui, restava a lottare interpretando l’etica della diversità morale e culturale romanista.
 
Ricordo che inviai addirittura una lettera per fax a Baldini all’Hotel Sheraton dove egli avrebbe tenuto concitatamente la veloce conferenza stampa prima della partenza per l’estero, dove spiegava le ragioni delle sue dimissioni da “consulente” della Roma sensiana. Nel fax gli esprimevo solidarietà e riconoscenza per il suo operato presso l’AS Roma.
 
Tutto bene fin qui e finchè……dopo un batter di ciglia o quasi, il Baldini paladino,
colui che si ergeva contro le logiche del “fuggiasco traditor” Capello nel Nord,
colui che si è eretto quasi da solo contro la Calciopoli moggiana,
all’improvviso,
in un momento,
 
scordò le sue battaglie, le sue diversità etiche romaniste, i suoi paladinismi e …..
tornò a lavorare con Capello, come se niente fosse stato.
 
Ammoniva il grande imperatore che il denaro non puzza.
Questo è sicuramente vero, ma le scelte delle persone si offrono al giudizio dei molti.
 
Il Capitano e Danielino, con tutti gli errori umani che possono aver commesso, proprio perché uomini e non dei, non si sono mai arrogati un diritto naturale di “limpieza de sangre” giallorossa. Eppure sia l’uno che l’altro, per la loro storia, potrebbero farlo in ogni momento.
Ma da uomini dal carattere nobile, quali essi sono, non lo fanno ed esercitano una delle più ricche virtù umane; la semplice umiltà, che è poi la grandezza dei forti.
Sia l’uno che l’altro ormai si confondono con i colori giallorossi, ne fanno tutt’uno, come Eduardo faceva tra vita e teatro, un “unicum” inscindibile.
Hanno entrambi rifiutato e continuano a rifiutare contratti faraonici, al Nord e all’estero, dove avrebbero avuto ben altro trattamento mediatico e una carriera di visibilità ben più sfolgorante ….diciamo galattica….
Eppure non lo fanno. Continuano a scegliere il cuore.
 
Baldini è sicuramente un ottimo professionista, probabilmente anche una gran brava persona, sicuramente un onesto lavoratore
Solo che nessuno gli ha mai chiesto di vestire i panni dell’immacolato sposando l’etica romanista
Invece lui l’ha voluto fare, anni fa, spontaneamente
Se dopo aver vestito quei panni, quasi subito dopo, però, te ne torni a lavorare con Capello, allora, caro Baldini, l’immagine che volevi darti di duro e puro vacilla agli occhi del tifoso romanista. Bastava che avesse detto, in quella conferenza stampa, che aveva semplicemente avuto altre offerte più interessanti e gratificanti; i tifosi romanisti avrebbero apprezzato la sincerità, capito e augurato un buon futuro. Non c’era bisogno di fare i paladini.
Perché con la passione pura dei tifosi romanisti non si gioca. Mai.
 
Se pertanto di bravi professionisti e non di mitici capipopolo si parla, i giudizi di valore rilasciati dal professionista Baldini sul Capitano un mese fa circa lasciano il tempo che trovano.
E soprattutto non possono essere pronunciati in senso moralistico da chi è stato pronto, in passato, a prendere, con i fatti, prima ufficiali distanze dal Capello fuggitivo e, dopo un tempo relativamente breve, a fare immediato dietro-front tornando a lavorare proprio con Capello
 
Ma purtroppo, dato l’attuale posizione di Baldini nell’odierno management romanista, hanno un peso velenoso
 
Un veleno gratuito e ingiustificato.
 
Il Sig. Baldini ci dovrebbe spiegare, dopo che va impunemente offendendo un altro serio professionista come lui dandogli del pigro,
se è pigro un giocatore che ha segnato 206 reti tutte con la maglia giallorossa diventando il calciatore italiano più prolifico di tutti i tempi ancora in attività
Se è pigro uno che ha rischiato la gamba nel 2006 per il campionato mondiale, diventando poi campione del mondo
Se è pigro uno che entra in campo e accende la luce facendo sempre la differenza
 
Sparare a buffo su Totti e De Rossi non è massacro mediatico, è semplicemente avere un’ottica limitata
 
Come fai a non pensare che una rifondazione della squadra romanista, un’impostazione di una “linea verde”, non possa passare attraverso i due campioni del mondo romanisti intorno ai quali potrà crescere e prosperare la nuova rosa
 
Come si fa a non capirlo…..così io vedo che si fa solo il male della Roma, alimentando polemiche inutili e dannose
 
Altro spettacolare esempio di “campione” comunicativo: l’Audisio giornalista di Repubblica.
 
L’Audisio sostiene, anzi, ha il coraggio di sostenere che il Capitano sarebbe pigro in quanto, quando lui dichiarò di non avere ancora conosciuto i nuovi proprietari americani, si sarebbe invece dovuto andare a leggere i giornali per informarsi.
 
L’Audisio dovrebbe sapere che il Capitano, tra un libro con proventi destinati all’Unicef, una pubblicità e una donazione di macchinari medici all’Ospedale “Bambino Gesù”, i giornali se li legge e come e magari informazioni ancora più precise di quelle dei giornali le può trovare su internet.
 
Come dovrebbe anche sapere che il Capitano è, se non mi sbaglio, ancora il quarto o quinto azionista più importante dell’AS Roma S.p.A.; anche questa una storia di cuore di alcuni anni fa, quando Francesco, che avanzava dalla gestione Sensi circa un milione di euro di sponsor, sempre se non ricordo male, per non gravare ulteriormente sulle allora esigue casse romaniste, accettò di ricevere “in solutum” azioni al posto di soldi per pari importo.
 
Forse, Sig.ra Audisio, se vogliamo vedere le cose freddamente, chi vuol acquistare una S.p.A. magari ne comunica le proprie intenzioni, presentandosi, ai maggiori azionisti, che ne dice ?
 
Che poi, in realtà, il povero Di Benedetto, pur se appena insediato,  ha già capito la terribile crisi di comunicazione e di coordinamento della comunicazione che investe l’AS Roma in questo momento, si affanna quasi ogni giorno a ribadire massima fiducia a Totti, De Rossi e che la centralità di un progetto Roma passa tramite loro due imprescindibilmente.
 
Credo a Di Benedetto e ai suoi intenti.
 
Voglio credere a un Luis Enrique che – dice che - fa le sue scelte tecniche sul campo senza farsi condizionare da nessuno.
 
Ma proprio da nessuno, allora.
 
Capitano, Danielino, ho una sola certezza, oggi: noi sempre con voi sarem.
 
Forza Roma sempre ! 

lunedì 14 marzo 2011

IL DERBY DI MARZO


Saranno le notizie dal Giappone che mi occupano quasi completamente l’emozione e la mente, in questo momento, ma il 2 – 0 nel derby riesce per me ad avere un solo nome
 


Francesco Totti, il Capitano, colui che attraversa epoche, ere, mode e trionfa con l’essere solo e sempre sé stesso
C’è quel bel passo delle Memorie di Adriano in cui il grande imperatore si vanta, a ragione, dei propri risultati nel campo della riforma dell’amministrazione statale:
“……l’esperienza dimostra che, a onta della cura estrema che poniamo nella scelta dei successori, gli imperatori mediocri saranno sempre i più frequenti, e che per ogni secolo c’è almeno un insensato sul trono. In tempi di crisi, questa burocrazia perfettamente organizzata potrà seguitare a sbrigare l’essenziale e colmare l’interregno, a volte molto lungo, tra un principe saggio e un altro”.
“L’esercito civile” della burocrazia adrianea altro non è che la metafora del Capitano; in un mondo di topi (cit.), di indegni leccaculo e di voltagabbana a contratto milionario, il Capitano resta sé stesso e attraverso la testimonianza della sua vita da romano e romanista autentico, da grande generale giallorosso quale egli è, con il suo serio e diuturno impegno assicura la continuità con lo spirito di Roma anche di questi tempi e nonostante questi tempi oscuri per l’Itaglietta pallonara e non solo.
Il Capitano innamorato di questi due colori come me, come sento io.
Poi, c’è Danielino; figuriamoci se non gli sto vicino a dirgli “fregatene, dagli un’altra gomitata”, gliel’ho detto dal cuore a suo tempo, quando era attaccato senza pietà e ingiustamente, figuriamoci se ora lo lascio solo. A Daniè, ma che stai a dì……………………………
Ma per tutto il resto, tutto il resto, oggi, non lo sento “Roma” ed è per questo che ieri non ho visto la partita
Sono successe troppe cose gravi, una stagione buttata via per ripicche personali, per leggerezza, per una buona dose di menefreghismo, e un risultato positivo, seppure importante, non può cambiare subito le cose, non lo sento serio
Nonostante la vittoria nel derby, quindi, ancora non me la sento di salire sul carro dei facili vincitori dalla memoria corta
La vera sintonia con il Sacro Fuoco oggi la fornisce il Capitano e l’amarezza di Daniele, il resto sono solo chiacchiere da comari al mercato
E come tali questi giocatori vanno trattati, finchè non dimostreranno, se lo sapranno essere ancora, di essere degni di vestire la maglia dell’AS Roma.
Dice bene il saggio Vincenzino; dobbiamo riconquistare i tifosi, intendendo he hanno il dovere, il munus, di riconquistare i nostri cuori traditi.
Si vedrà nei prossimi turni, nella semifinale di Coppa Italia.
Si vedrà.
Fino ad allora, per me, giudizio sospeso.
E il Sacro Fuoco Giallorosso mi dà, da dietro, una pacca sulla spalla
“’N taa pijà, passa, ‘n te preoccupà”.
Il SF è divino e saggio, ha sempre l’ultima parola, e in genere è sempre quella giusta.
Io, da piccolo uomo, misero e umile mortale, mi limito a osservare cercando di capire, sforzandomi di interpretare segni e sensazioni; e più tempo passa, più sento aria di ripulita a Trigoria
Ma forse è solo la speranza di un povero fesso innamorato di due colori
E il sentimento, si sa, non è né lucido, né razionale.
Forza Roma al di là del tempo e dello spazio. 

mercoledì 23 febbraio 2011

SENZA PAROLE


Seguo la Roma sin dall'età della ragione.
Cioè da quando avevo sei anni.
Mi sono reso conto che in questi 45 anni non ho mai visto la Roma in condizioni neppur lontanamente simili alle attuali.
Parlo di quei campionati dei primi anni settanta quando per trovare la nostra amata sui tabelloni della classifica bisognava sempre andare sulla parte destra del tabellone e della parte destra, spesso quella in fondo a ridosso della zona retrocessione.
Si può essere poveri, ma al contempo dignitosi.
Allo stesso modo, si può essere ricchi ma senza dignità - giuro che mi è venuta così, ma le implicazioni possono naturalmente essere anche extracalcistiche. E sarebbero tutte valide -.
Seguendo questo discorso, lo stesso 7 - 1 a Manchester potrebbe essere inquadrato in una giornata storta inserita in un periodo vivo, vivace e vitale, condito da qualche coppetta da titulino, Coppa Italia e Supercoppa.
Potrebbe perchè penso che sia stata una spia cui un pò colpevolemnete anche noi non abbiamo dato il peso che meritava. Era l'inizio di un'abitudine scorretta, come quando inizi a bere o a fumare e dici che tanto è una sigaretta o un bicchiere di vino e che poi, se non ti controlli, rischi di finire all'ospedale.
La Roma recente, da qualche anno in qua, mostrava spesso segni che turbavano. E alla fine, pur incazzandoci lì per lì, abbiamo tutti finito per dire che sarebbe comunque paqssata presto.
Che l'impianto della squadra era abbastanza solido.
Che in squadra ci stavano campioni.
che potevamo risollevarci.
Che compivamo miracoli.
Ma se i risultati erano miracoli, voleva dire che comunque eravamo al di sopra delle nostre possibilità ?
Ancora oggi, non lo so.
Continua a ronzarmi per la testa il pensiero dell'amico giallorosso, commerciante di generi alimentari, che mi fa presente che pure l'artri c'hanno i campioni
che pure stui campion che stanno coll'artri fanno le bizze,
c'hanno il Ferrari,
c'hanno i soldi,
ma a differenza di tanti sedicenti campioni che starebbero nella Roma, fanno anche il loro lavoro, cioè, a seconda dei ruoli, segnano gol a grappolo, o deliziano con ricami a centrocampo o azzoppano l'avversari che vorrebbero avvicinarsi alla propria porta.
Nella Roma, invece, i campioni si permettono di avere temporanee crisi.
Avevo parlato tempo fa di dis-trazioni e voi, fratelli, siete stati dottamente al gioco cogliendo il senso della lacerazione, dello strappo da ciò che ontologicamente sei pagato per fare, il tuo lavoro, che è se del caso segnare, giostrare a metà campo o difendere.
E avevo concluso che ogni volta che la Roma, attraverso le isterie di un plotone di ragazzine isteriche, che occasionalmente hanno purtroppo indossato, recentemente, la maglia giallorossa, si è lasciata andare, è avvenuto lo strappo, la lacerazione, la dis - trazione da ciò che ontologicamente è e rappresenta il Sacro Fuoco Giallorosso.

Che è, appunto, altro. Quell'altro in cui ci riconosciamo tutti noi romanisti.


Ma avevo fatto i conti solo con la occasionale dis-trazione dalla Roma; non con la distrazione dal calcio e, per alcuni secondi, dal senso stesso dell'esistenza.

Passare dallo 0 - 3 fuori casa al 4 - 3 in venticinque minuti non è una dis-trazione; è una sospensione del respiro e delle funzioni vitali.

L'unica cosa che mi ricorda è il tilt del flipper elettrico, quello con cui giocavo quando ero bambino, e che quando lo agitavo troppo si bloccava all'improvviso.

Mi ha ricordato la stessa sensazione di impotenza che provavo quando, dopo lo spegnimento improvviso del flipper, tristemente, lentamente e inesorabilmente la pallina scorreva giù, laaambendo ora un wow che sarebbe bastato un niente a farmi guadagnare punti, ora un respingente che avrei potuto benissimo utilizzare per portarmi la palla sul pulsante destro e rimettere tutto in gioco e invece niente

la pallina finiva in fondo, in buca, inesorabile e a volte, ironia del destino, si attardava sulla leva dei pulsanti preima di scivolare via e prima che comparisse l'inesorabile


game over.

Ora il rischio tilt ce lo abbiamo fisso in campo.
Ranieri se ne è andato ma la Roma non è ancora tornata.
Non so se ci sia un'autogestione, non per Montella che è serio e mi sembrerebbe ingeneroso.
Se c'è un'autogestione, l'ha di sicuro permessa il preside, in questo caso, che non poteva fare altro che accettare le dimissioni dell'insegnante ormai indiufendibile, ma ha tacitamente assolto l'operaato di tutti i ragazzi.

Che hanno invece le loro colpe e sono i primi responsabili dei loro brutti voti.

E continuiamo ad andare avanti così

come su quelle autoscontro - stasera sono ludico - dove non c'era un nesso logico, nè una regola, sapevi solo una cosa

che inevitabilmente, il sistema delle cose ti avrebbe portato a fare un altro scontro di lì a poco.

A briglia sciolta.


Spero tanto che Vincenzino nostro non si faccia condizionare da niente e da nessuno, neanche dal suo affetto, e che riesca a riportarci sulla giusta via.


In una squadra di campioni che lotta per 95 minuti.


non in una squadra non assemblata di gente che all'anagrafe è anche un campione ma va soggetta a vuoti di memoria come lo smemorato di Collegno e all'improvviso si guarda intorno chiedendosi chi è e dove si trova.

che il Sacro Fuoco ce la mandi buona.


Forza Roma sempre!


La Roma, non altro.